Una notte che sancisce la fine dell'eterna domanda: Messi ha raggiunto Maradona
Lionel Messi che bacia la Coppa del Mondo appena vinta riconcilia col senso di compiutezza della vita. Perché a volte va, come deve andare, come pensavi, come immaginavi all'inizio, nelle storie e nei racconti più belli. Lionel Messi Campione del Mondo, come Diego Maradona, perché la storia che il più grande debba esser solo uno è propria solo di chi guarda solo un sole senza soffermarsi all'eternità delle stelle. C'è stato un Grande per ogni era, da Alfredo Di Stefano a Edson Arantes do Nascimiento, nei secoli Pelè. Da Johan Cruyff a Diego Armando Maradona, da Luis Nazario Da Lima, per sempre Ronaldo, fino a Lionel Messi. Il regno dei cieli del calcio è per pochi ma da ieri sera, Messi ha le chiavi, senza che discussione possa esser aperta, senza che nessuno possa contestare l'incoronazione.
Da Re a 35 anni
Messi ha giocato da Re a trentacinque anni, davanti al Principe che pure stava per strappargli la corona, quel Kylian Mbappé che presto sarà Imperatore unico, dopo l'era dei due dominatori del Mondo, argentino e portoghese, Lionel da Rosario e Cristiano Ronaldo da Madeira. Ha segnato di destro da rapace, lui che solitamente dipinge di sinistro da pittore. Fino a ieri, era come se al dipinto di Messi mancasse l'ultimo tratto, l'ultima pennellata, quella firma dorata che in pochissimi sono riusciti a imprimere nell'eternità. E' stata la finale più bella d'ogni tempo, almeno dei nostri, senza scomodare il Maracanazo.
Fine delle domande
E' stata un capolavoro e la storia, la giustizia, quel senso di compiutezza, hanno portato Messi ad alzare la Coppa al cielo. L'ha meritata lui, l'ha meritata una squadra buona, con guizzi d'autore come quelli sublimi di Angel Di Maria, ma non certo olimpica. La Francia era di più, più tutto, ma ieri non lo è stato e pareva il mondo al contrario: l'Argentina, di solito aggrappata alla carrozza del Re, tutta tirata da abili e indomabili destrieri. Lo squadrone transalpino, invece, esercito munito di sole speranze con un gladiatore con la dieci a mollare fendenti letali in pochi istanti. Verrà il suo tempo. Da ieri è quello di Messi, che è come Maradona, come i grandi. Per sempre.