De Laurentiis non ha sbagliato a lasciare andare Spalletti. Ma nel tenere Osimhen e Kvara
"Accuso me stesso perché il mio errore era far valere l'opzione, Spalletti doveva restare, poi si andava allo scontro fortale, ci sarebbe stata una causa, ma intanto dovevo tenere il punto fermo. Sbagliai ad accettare per riconoscenza per lo Scudetto". Le parole di De Laurentiis sul suo ex allenatore fanno capire come il presidente del Napoli non abbia ancora capito l'errore di quest'estate. Perché è vero che si può forzare o meno per far restare chi è sotto contratto, dall'altro lato bisogna anche capire le ragioni della parte opposta. Soprattutto se non si ha più l'intenzione di restare, o di farlo controvoglia. L'allenatore toscano, dopo un anno sfiancante - e bellissimo per la vittoria del campionato - non aveva più voglia di rimanere a Napoli. Probabilmente anche per le sparate del presidente, ma questo è un altro discorso.
La realtà è che De Laurentiis non aveva capito che era finito un ciclo, un solo anno dopo averne inaugurato uno nuovo. Via Insigne, via Mertens, via Koulibaly, tutta la vecchia guardia. Erano arrivati Kvaratskhelia e Kim, aria fresca. Tanto che da questa grandiosa operazione è uscita la squadra del terzo Scudetto. Poi però va via Kim - e lo sapevi nel momento in cui hai messo una clausola di risoluzione - va via Spalletti, perché stanco, Osimhen ha offerte da 100 milioni dall'Arabia e Kvaratskhelia vuole ridiscutere il contratto, perché prende pochissimo ed è stato forse il più "alieno" della stagione. A questo andrebbe aggiunto la perdita dell'uomo mercato, cioè Cristiano Giuntoli.
Toccava rifondare profondamente. Certo, Luis Enrique è andato al PSG, ma Rudi Garcia era reduce da una stagione in Arabia non particolarmente straordinaria. Forse Gallardo? Magari Gasperini? Le situazioni poi vanno valutate per come si evolvono: Osimhen di certo non è quello della scorsa stagione, Kvaratskhelia si accende a intermittenza, il quarto posto va combattuto dopo avere raccolto un -24 in classifica rispetto alla stagione scorsa. Insomma, l'errore non era tenere eventualmente un allenatore scontento. Quanto rivoluzionare e ripartire, con l'umiltà di chi non è abituato a vincere quattro, cinque, sei Scudetti di fila.