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De Laurentiis, lo scaricabarile, la bugia su Rudi Garcia, la svolta che non c'è stata e la domanda che non s'è posto. Così il Napoli è tornato a quattro anni fa

De Laurentiis, lo scaricabarile, la bugia su Rudi Garcia, la svolta che non c'è stata e la domanda che non s'è posto. Così il Napoli è tornato a quattro anni faTUTTO mercato WEB
© foto di TUTTOmercatoWEB.com
martedì 26 dicembre 2023, 18:31Editoriale
di Raimondo De Magistris
Nato a Napoli il 10/03/88, laureato in Filosofia e Politica presso l'Università Orientale di Napoli. Lavora per TMW dal 2008, è stato vicedirettore per 10 anni. Inviato al seguito della Nazionale

"La cosa che mi è piaciuta è che io ho visto una squadra. Non solo singoli di qualità, ma una squadra che giocava bene e che difendeva collettivamente. Ho visto sempre undici giocatori che correvano, è il bello di questa squadra. Ognuno corre. Il mio compito è far sì che continuino a correre, con la palla o senza". No, non sono dichiarazioni di Walter Mazzarri. Queste belle parole sul Napoli di Luciano Spalletti sono griffate Rudi Garcia, il tecnico durato meno nella storia della gestione De Laurentiis. E furono rilasciate in occasione della conferenza stampa di presentazione, al Museo nazionale di Capodimonte.
Leggete adesso cosa ha detto la scorsa settimana Aurelio De Laurentiis sull'allenatore francese: "Mi sono reso conto che non fosse più la scelta giusta il giorno in cui l’ho presentato a Capodimonte. Avrei dovuto fare un coup de Théatre e dire: ve l’ho presentato, però adesso se ne va. Perché uno che arriva e dice: io non conosco il Napoli, non ho mai visto una partita… Avrei dovuto capire. E invece l’ho preso a ridere. Il fatto è che l’ha ripetuto altre volte. Sarebbe bastato che praticasse lo stesso calcio di Spalletti. Invece ha preteso che mandassi via un preparatore perfetto (Sinatti, ndr), per chiamarne uno che… Me l’avevano detto: questo t’imballa i giocatori. Sono dovuto restare a Castel Volturno da mattina a sera".
Nelle riflessioni su un Napoli campione d'Italia oggi distante anche dalla zona Champions parto da qui per far capire che no, non fu quello il momento in cui Garcia prese le distanze da Spalletti. Lo farà poi più avanti, quando già era in difficoltà. In quella circostanza il manager francese si limitò a confermare il motivo per cui era stato preso: provare a copiare nel modo migliore possibile il calcio di Spalletti. Un'idea di fondo figlia di una imposizione dall'alto e non di un nuovo percorso che ha condizionato tutte le decisioni successivamente prese.
Rudi Garcia non ci riuscirà, non ci sta riuscendo nemmeno Walter Mazzarri.

La svolta che non c'è stata
Aurelio De Laurentiis ha esonerato Rudi Garcia a novembre dopo aver valutato il suo esonero già a ottobre, dopo la sconfitta contro la Fiorentina. Ha richiamato Walter Mazzarri che sicuramente ha portato con sé dolci ricordi e nuova serenità nel gruppo. Ma di svolte nemmeno a parlarne: in otto partite ha incassato cinque sconfitte, più delle sconfitte incassate dal francese ma in 16 partite.
Mazzarri ha perso contro avversarie sulla carta più forti, contro squadre con cui se la giocava alla pari, ma anche 4-0 in casa contro il Frosinone, un ko pesantissimo che ha sancito l'eliminazione dalla Coppa Italia.
Il passaggio da un tecnico all'altro non ha fin qui portato con sé chissà quale beneficio. Ma in fondo Mazzarri arriva perché nessun altro era disposto a subentrare alle condizioni di De Laurentiis. Così come in estate Garcia arriva perché le prime 4-5 scelte per il post-Spalletti dicono di no. Già, ma perché tutti hanno detto di no?

La domanda che non s'è posto
A quest'ultima considerazione anche recentemente Aurelio De Laurentiis ha risposto così: "Il primo allenatore che ho contattato è stato Thiago Motta, ma lui non se l’è sentita. Perché sai cos’è? Tu vieni a prendere l’eredità di uno che ha vinto lo scudetto in quel modo. E se mi va male, ha pensato, io che cosa faccio? Che poi è la stessa cosa che avrà pensato Spalletti. Avrà detto: io esco da eroi da questa città. Ma chi me lo fa fare a rimettermi in gioco? Poi sono andato su Luis Enrique. Lui ha fatto venire a Napoli i suoi, mi ha tenuto tre giorni fermo, chiedendomi tantissimi soldi. Avevamo anche trovato un quasi accordo, ma poi ha detto di no, perché ambiva a guadagnare di più. Ed è stata la volta di Nagelsmann. Ne ho consultati cinque o sei, non di più. Ma ho detto quaranta come boutade, per mischiare le carte. E alla fine sono arrivato su Garcia. Che in Italia aveva fatto due secondi posti con spogliatoi turbolenti, pieni di giocatori di grande livello".
De Laurentiis la scorsa settimana ha tratteggiato così cosa è accaduto la scorsa estate. Spalletti ha fatto un passo indietro perché pensava di non poter fare meglio, Giuntoli lo stesso. E cinque-sei allenatori hanno fatto le medesime riflessioni. Tutti concordi sul fatto che quella scudettata fosse una squadra che non poteva andare oltre, a fine ciclo perché il ciclo iniziato un anno prima s'era velocemente consumato a suon di vittorie in campionato. Bruciato dall'eccezionalità di uno Scudetto conquistato 33 anni dopo l'ultima volta.
Tutti l'hanno pensato tranne De Laurentiis che in estate e anche a novembre ha avuto come unico pensiero quello di portare avanti un qualcosa che nei fatti non c'era più. Ha riproposto sul mercato gli stessi schemi dell'estate precedente, ha cercato un allenatore che giocasse alla Spalletti, ha sottovalutato la partenza di Giuntoli. E ha sbagliato prospettiva in tutte queste scelte.

Scudetto in soffitta. Il Napoli sembra tornato a quattro anni fa
Il risultato di questi errori è sotto gli occhi di tutti. Il Napoli che a novembre ha cambiato allenatore ha oggi già salutato la corsa Scudetto e la Coppa Italia, è distante quattro punti dal quarto posto. Ha ottenuto nel rinnovo del contratto di Victor Osimhen il suo successo più grande, ma difficilmente riuscirà a non perdere a parametro zero Piotr Zielinski. E ha ceduto Eljif Elmas.
La squadra che lo scorso anno ha stravinto il campionato è oggi una squadra da rinforzare, non solo da ritoccare. Dovrà affrontare il mercato di gennaio sapendo che somiglierà molto a quello estivo perché in meno di un mese dovranno essere ufficializzati almeno quattro acquisti: due centrocampisti, un terzino e un difensore centrale.
Sta accadendo ciò che accadde quattro anni fa quando nel gennaio 2020 il Napoli spese oltre 50 milioni di euro per acquistare Demme, Lobotka e Politano. Anche in quell'occasione furono sbagliate le scelte estive, anche in quel caso ci fu un cambio d'allenatore e c'era una situazione di classifica non troppo diversa. Allora si passò da Ancelotti a Gattuso, adesso da Rudi Garcia a Mazzarri. Allora il Napoli era reduce da un secondo posto, adesso da uno Scudetto che ha portato in dote il più dolce dei sogni dopo l'era Maradona. Ma anche un brusco risveglio.

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