Claudio Nassi: "Ho dimenticato lo schema"
Finalmente leggo autorevoli firme che cominciano a capire una verità, non solo del calcio, ma dello sport professionistico, come vuole Vince Lombardi: "Non conta vincere, conta solo vincere". Dicono: "E' vero, la Juve difende basso, rischia pochissimo e ha la miglior difesa. Oggi se ne parla come l'anti Inter, perché dietro è un bunker. Gioca di rimessa? Simone Inzaghi ci ha costruito una carriera tra Lazio e Inter. Di Mou non ne parliamo. Eppoi Ottavio Bianchi, Capello e Ranieri del miracolo Leicester guardavano là dietro innanzitutto".
Ma senza scomodare il passato, come hanno vinto il Milan col PSG e la Lazio col Feyenoord, se non difendendo alla morte? E Capello non dice: "Non esiste una sola religione nel calcio. Ne ho praticate diverse e ho cambiato in base alle caratteristiche degli uomini. Bisogna smetterla di parlare di difensivismo. Qualsiasi allenatore vorrebbe giocare 90' all'attacco, ma poi deve fare i conti con i propri calciatori e gli avversari. Anche l'Olanda di Van Gaal, patria del calcio offensivo, lo scorso anno, non avendo valori eccezionali, ha difeso a lungo nella propria metà campo. Basta parlare di possesso palla, vedere continui retropassaggi al portiere. Bisognerebbe che i tifosi cominciassero a fischiare"? Perché la verità è un'altra e non quella degli Armani e Valentino del pallone. Infatti, come vuole Jim Mora: "La cosa più bella del vincere è non aver perso".
Non solo. Ricorda Tyrone Willingham, coach di Notre Dame: "Quando alleno il mio unico obiettivo è vincere. E non mi importa se lo farò di 10 punti, di 1 punto o soltanto di mezzo". Eppure non è tanto cinico se afferma: "Ci sono coach che allenano urlando e strillando, ma i loro atleti non hanno bisogno di questo. Ai giovani serve, soprattutto, un progetto". Eppoi, una volta per tutte, non lasciatevi raggirare dagli inventori dell'acqua calda. Per vincere la gente mangia anche il fuoco. Perché Galliani è il miglior dirigente del lotto? Perché si fa l'impossibile per avere rapporti coi vertici dell'AIA, i designatori, i giudici sportivi, ecc. ecc.? Perché il presidente è l'unico insostituibile? Non solo perché firma gli assegni. Potrei continuare e dire a chi non vuol capire che prima vince il presidente, poi la società, quindi la squadra e l'allenatore. Chissà se alla fine c'è spazio per gli schemi. Permettetemi di dubitare.